COSA SONO I TRIGGER POINT?
Un Trigger Point miofasciale è una porzione con alto livello di irritabilità situato nel muscolo scheletrico o
nella sua fascia (o entambi) in una bandelletta tesa. Il punto può generare fenomeni autonomi, è dolente
alla compressione e può evocare il tipico dolore proiettato (dolore riferito), ossia uno stimolo nocicettivo
distale dal suo punto di espressione.
Un muscolo normalmente non contiene TP, questi sono il risultato di una serie di situazioni svantaggiose
per il buon funzionamento del muscolo.
La classificazione dei TP si divide in: attivo, latente, primario, secondario e satellite.

Un Tp attivo genera abitualmente dolore riferito senza necessità che sia stimolato meccanicamente da una
compressione,
un Tp latente può causare debolezza sul muscolo colpito ed una riduzione del movimento nonostante
taccia da un punto di vista sintomatico, a volte dopo apparente risoluzione di un trauma rimane silente per
lunghi periodi (anni), ma può riattivarsi per più variabili (movimenti ripetitivi, microtraumi ecc)
Si paragona un TP mio fasciale ad un fucile dove premendo il grilletto colpisce un bersaglio lontano.
Caratteristiche del TP
1) Ogni muscolo possiede aree di distribuzione specifica del dolore mio fasciale.
Abitualmente premendo con un dito su un TP è possibile aumentare l’intensità del dolore proiettato o
semplicemente farlo emergere. L’ampiezza della distribuzione del dolore riferito non dipendono dalla
grandezza del muscolo ma dal grado di irritabilità del TP.
2) I TP si possono attivare da traumi diretti, da microtraumi ripetitivi, dal sovraccarico, dall’eccesso di
stiramento e accorciamento.
3) I TP possono anche avere attivazioni indirette da parte di altri punti trigger (trigger point satellite e
secondari), da problematiche viscerali e fattori emotivi.
I TP satellite si attivano perché si trovano nell’area di proiezione del dolore di un muscolo primario oppure
perché sono in un area del dolore proiettato da un viscere problematico, ne è l’esempio calzante l’infarto
del miocardio o la colica renale.
I TP secondari si possono sviluppare in muscoli sinergici al TP primario oppure in muscoli antagonisti.
4) L’irritabilità del TP attivi può avere picchi temporali, ore o giorni in cui è maggiore.
5) Il TP latente può essere portato in attivazione da più variabili.
Le variabili prendono il nome di fattori di perpetuazione, elementi che si riproducono nella giornata del
paziente e concorrono ad alimentare il TP, spesso il paziente non è nemmeno consapevole che quello che
fa quotidianamente sta contribuendo alla sua disfunzione.
6) I sintomi del TP attivo possono durare a lungo per più motivi.
Quando dopo un trauma le strutture guariscono i muscoli fanno una sorta di deprogrammazione evitando il
dolore limitandone il movimento, questo causerà rigidità e dolore muscolare cronico.
7) I TP non causano solo dolore ma possono provocare capogiri, acufeni, disturbi vestibolari, riflessi
osteotendinei.
Un esempio è il riflesso achilleo che migliora dopo lo spegnimento del TP attivo nel soleo, oppure la
sensazione di ovattamento percepita all’orecchio generata da un TP dello pterigoideo mediale.
8) I TP miofasciali causano rigidità e debolezza del muscolo nel quale sono localizzati.
La debolezza si manifesta senza atrofia del muscolo colpito ed è dovuta ad una inibizione centrale
per tutelare il muscolo da una contrazione di grado doloroso.