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Le mappe del dolore riferito presenti nel nostro Web non intendono sostituire la consulenza o il trattamento professionale.

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RELAZIONI TRA TRIGGER POINTS
E LE PRINCIPALI PATOLOGIE

DOMANDE FREQUENTI

Leggi le risposte alle domande frequenti sui trigger point

Domande frequenti
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trigger point microscopio elettronico.pn

COSA SONO I TRIGER POINTS ?

I trigger points sono dei punti (noduli) dolorosi che si creano all'interno di una banda muscolare tesa di uno specifico muscolo.

Il termine "Trigger" significa grilletto, avere un trigger point attivo può essere difatti paragonato ad un grilletto di un fucile che se premuto spara lontano. Così per il nostro corpo, un trigger point se premuto con un dito può dare dolore non solo in quel punto, ma può creare una propagazione del sintomo lungo decorsi specifici definiti dalle mappe dei trigger point.

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QUALI SONO LE CARATTERISTICHE PRINCIPALI DEI TRIGGER POINTS?

01

Ogni muscolo possiede aree di distribuzione specifica del dolore mio fasciale.

Abitualmente premendo con un dito su un Trigger Point è possibile aumentare l’intensità del dolore proiettato o semplicemente farlo emergere. L’ ampiezza della distribuzione del dolore riferito, non dipende dalla grandezza del muscolo ma dal grado di irritabilità del Trigger Point.

02

I Trigger Point si possono attivare a causa di traumi diretti,  microtraumi ripetitivi, sovraccarico, dall’eccesso di stiramento e accorciamento del muscolo.

03

I Trigger Point possono attivarsi per azione indiretta da parte di altri punti trigger (trigger point satellite e secondari), problematiche viscerali e fattori emotivi.

I Trigger Point satellite si attivano perché si trovano nell’area di proiezione del dolore di un muscolo primario o perché sono in un’area di dolore viscerale, ne è l’esempio calzante l’infarto del miocardio o la colica renale.

I Trigger Point secondari si possono sviluppare in muscoli sinergici al Trigger Point primario oppure in muscoli antagonisti.

04

L’irritabilità dei Trigger Point attivi può avere picchi temporali, ore o giorni in cui è maggiore.

05

Il Trigger Point latente può essere attivato da più variabili, tra cui i fattori di perpetuazione, ovvero abitudini ripetute nella giornata del

Paziente, che concorrono ad alimentare il Trigger Point. Il paziente spesso non è consapevole che gestie azioni quotidiane, contribuiscano alla sua disfunzione.

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I sintomi del Trigger Point attivo possono durare a lungo per più motivi.

Quando dopo un trauma, le strutture guariscono, i muscoli fanno una sorta di deprogrammazione evitando il dolore e limitando il movimento, questo causerà rigidità e dolore muscolare cronico.

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I Trigger Point non causano solo dolore ma possono provocare capogiri, acufeni, disturbi vestibolari, riflessi osteotendinei.

Un esempio è il riflesso achilleo, che migliora dopo lo spegnimento del TP attivo nel soleo, oppure la sensazione di ovattamento percepita all’orecchio generata da un Trigger Point dello pterigoideo mediale.

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I Trigger Point miofasciali causano rigidità e debolezza del muscolo nel quale sono localizzati.

La debolezza si manifesta senza atrofia del muscolo colpito, ed è dovuta ad una inibizione centrale per tutelare il muscolo da una contrazione di grado doloroso.

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COS’È LA SINDROME DA DOLORE MIOFASCIALE?

La sindrome da dolore miofasciale è definita come un’alterazione funzionale reversibile del sistema locomotore la cui origine si trova su uno o più trigger point: questi causano dolore locale riferito, sia acuto sia cronico. Il dolore riferito può essere simile ad altre sindromi dolorose e per questo è necessaria un’attenta diagnosi differenziale.

Il trattamento della sindrome da dolore miofasciale richiede la disattivazione del Trigger Point e la correzione dei fattori di perpetuazione; in questo modo si ridurrà il rischio di una loro possibile riattivazone.

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Medico e paziente

COME SI FA LA DIAGNOSI?

Per effettuare una buona diagnosi di sindrome da dolore miofasciale è importante considerare i meccanismi specifici responsabili della formazione dei trigger point.  

Un errore comune è quello di basarsi solamente sul dolore riferito per identificare il muscolo responsabile della disfunzione.

Elementi indispensabili sono ricavati al momento dell’anamnesi del paziente, ponendo domande specifiche che permettano di ottenere tutte le informazioni sui possibilimeccanismi che hanno creato e che contribuiscono al mantenimento della disfunzione.

Sarà necessario indagare:

  • Traumi pregressi

  • Se il trauma è stato di tipo diretto, conoscere la direzione della forza esterna

  • La posizione del corpo durante il trauma

  • Il movimento specifico del corpo dopo l’applicazione dopo il trauma

  • Postura specifica che il paziente assume abitualmente

  • Presenza di cicatrici 

  • Se effettua movimenti ripetitivi, conoscere la loro direzione

  • Meccanismo compensatorio delle pelvi e della colonna in caso di asimettrie

  • Caratteristiche posizionali e funzionali dei piedi in caso di male appoggio plantare

  • Tipologia e dinamica dentale

  • Movimenti funzionali

  • Movimenti fondamentali

  • Disfunzioni oculari

COME SI TRATTANO I TRIGGER POINTS?

La terapia per i trigger point è caratterizzata da varie tecniche specifiche che hanno come obiettivo la disattivazione del Trigger Point, è possibile trattarli con tecniche manuali che vanno dalla pressione mantenuta al rilascio posizionale, con dry needling (utilizzo di sottili aghi per disattivare il trigger point), tecniche di release miofasciale.

 IN COSA CONSISTE IL TRATTAMENTO MANUALE?

Il trattamento manuale e la tecnica elettiva per il trattamento dei trigger point e della sindrome da dolore miofasciale.

Nel corso degli anni sono state validate numerose tecniche, le più famose ed utilizzate sono:

  • Pressione ischemica

  • Tecnica di inibizione reciproca

  • Tecnica mitchell

  • Tecnica di lewitt

  • Tecnica di jones
  • Liberazione compressione

  • Tecnica di fryer e hodson

  • Tecnica di inibizione muscolare integrata chaitow

  • Liberazione posizionale meyers e chaitow

  • Tecniche mio-fasciali: tecniche manuali o con strumenti esterni come IASTM, roll foam, massage stick, ball ecc..

  • Massaggio: a frizione profonda, Rolfing, Cyriax, ecc..

  • Allungamento: passivo, ritmico, Lewit, ecc..

  • Allungamento con ghiaccio spray: STRETCH AND SPRAY

  • Approccio funzionale

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POSSO TRATTARE I MIEI TRIGGER POINTS DA SOLO?

Si, è possibile trattare molti trigger point da soli mediante tecniche di autotrattamento, anche se è preferibile rivolgersi ad un terapista specializzato che potrà guidarvi nella scelta della tecnica più idonea.  Esistono in commercio, strumenti come ad esempio il roll foam. Si tratta di un rullo cilindrico rigido (a densità graduata) che consente di portare in modo semplice e rapido ad una riduzione del dolore. Si posiziona il rullo al di sotto della zona da trattare, scaricando sul rullo il peso corporeo, si farà quindi scorrere il rullo finchè il dolore non si sarà ridotto.

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COME NASCE TRIGGER POINT ITALIA

Trigger Point Italia® nasce da un esperienza clinica pluridecennale e dalla passione per il trattamento e la cura del dolore miofasciale dei nostri pazienti.

Affascinati dalla complessità ed dall’intelligenza del corpo umano, abbiamo studiato con i migliori al mondo le tecniche con maggior evidenza scientifica e sviluppato un approccio funzionale al dolore miofasciale, la cui efficacia è stata testata su centinaia di pazienti.

Abbiamo maturato, nel corso degli anni, la convinzione di poter dare un apporto significativo alla formazione di professionisti che come noi, vogliono aiutare i loro pazienti a stare meglio è nato così un percorso di formazione dedicato al trattamento dei trigger points e alla sindrome da dolore miofasicale.

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